Parole di Saluto di Ulises Mora e Irma Castillo
Roma, 30 ottobre 2014
Stimati amici,
il 20 ottobre 1868 si intonò per la prima volta a Bayamo, città eroica di Cuba, il nostro inno nazionale, segnando il cammino che il suo autore Pedro Figueredo (Perucho) ci ha lasciato come eredità per costruire l’unità nazionale del Paese; in quel momento il popolo lo chiamò La Bayamesa, quando le truppe mambise al comando di Carlos Manuel de Céspedes liberarono la città di Bayamo, luogo dove nacque la ribellione nazionale.
Il testo e le note dell’Inno di Bayamo, come ha recentemente affermato la nota intellettuale Graziella Pologotti nel quotidiano Granma: ”… sono il canto della nazione e la cultura unite. Simbolo sacro del grido di indipendenza e sintetizzano il ricco immaginario che ci identifica e nel quale ci riconosciamo. Esso è il frutto della memoria accumulata dalle mani nere che hanno prodotto zucchero bianco insieme a mani bianche che hanno prodotto tabacco nero, come ci dice Fernando Ortiz; dei costruttori che hanno edificato paesi e città, dei miti giunti da ogni parte, di chi ci ha insegnato a pensare, dei poeti, musicisti e pittori che hanno mostrato ciò che allora non era ancora visibile, dell’accampamento Mambí dove tutti appresero a sopravvivere, del modo di celebrare e di condividere”. Per questa e tante altre ragioni, il 20 ottobre si rende omaggio alla cultura nazionale e a più di 140 anni di distanza proseguiamo nel costruire nuove sfide di continuità che onorino il nostro patrimonio culturale. E il miglior modo è tramite le idee creative e i progetti culturali per integrare i successi attuali con aspirazioni e contraddizioni; gli stessi che ci permettono di credere nell’arte come metodo unico della continuità universale della specie umana.
Il prossimo 2015 festeggeremo 20 anni di lavoro artistico in Italia e l’8 novembre il 18° anniversario della nostra scuola di balli popolari e folkloristici cubani, inaugurata insieme a molte persone oggi qui presenti e tra loro Fernando Rojas, in quel momento Presidente de la Asociación Nacional Hermanos Saíz, oggi Viceministro di Cultura del Dipartimento di Relazioni Internazionali. La scuola nasce con il nome di origine africana ACHÉ che significa dono-fortuna-energia positiva per dare valore a quell’eredità culturale come fonte viva. Nel 2002 viene rinominata con il nome CLAVE DE SON, in occasione della celebrazione internazionale per il centenario della nascita di Nicolás Guillén, Poeta Nacional cubano che dedica la sua opera a risaltare “il cubano” attraverso una rivoluzione stilistica, letteraria e sociale, con l’introduzione del Son come ritmo poetico nella poesia colta.
Oggi ACHÉ costituisce un’Associazione Culturale con sede a Roma ispirata agli obiettivi della AHS, della quale siamo membri onorari, e che collabora con istituzioni e organismi della cultura italiani e cubani, attraverso due importanti progetti per la promozione e la diffusione delle espressioni folkloristiche e popolari di Cuba a livello internazionale. Uno è Clave de Son e l’altro è Timbalaye progetto internazionale di integrazione culturale- connotazione che ha raggiunto a partire da un Festival dedicato alla Rumba cubana come Patrimonio Culturale della Nazione.
Era l’anno 2006 quando ci siamo proposti di realizzare Timbalaye a Cuba e sempre Fernando Rojas, allora Presidente del Centro Nazionale di Cultura Comunitaria, ha riposto in noi ancora una volta la massima fiducia dimostrandoci la sua sensibilità e coscienza nei confronti di quella Rumba propulsiva nel procedere in accordo e unione con la nostra tradizione di pensiero umanista e d’integrazione, verso una stretta connessione a ciò che di più profondo c’è della nostra nazione e nel ritrovare noi stessi in ciò che siamo, da dove veniamo e verso dove andiamo.
La Rumba ci permette la felicità della condivisione nel concetto più profondo che è la difesa della nostra identità, e ogni Encuentro Timbalaye insieme ai Forum sono gradini che riescono ad unire sforzi che si sommano alla memoria, all’esperienza viva e alla documentazione per il dossier che con tanto impegno il Consiglio Nazionale del Patrimonio di Cuba prepara per l’UNESCO per la dichiarazione a livello mondiale della Rumba come Patrimonio Immateriale dell’Umanità
Quando Miguel Barnet ha affermato: “La Rumba è Intelligente e la sua necessità collettiva di espansione spirituale e di gioia è necessaria”, non ha solamente dato vita a un nuovo concetto ma ha mostrato uno sguardo verso il futuro del patrimonio rumbero ispirando Timbalaye a realizzare nel 2015 “la Ruta de la Rumba”, come la prodezza dei nostri Mambises cavalcando con la Rumba l’isola di Cuba da Oriente a Occidente per dare credito ai meriti di questi fenomeni socio culturali che la AHS, la UNEAC, la Fundación Fernando Ortiz, el Consejo Nacional de Patrimonio e altre istituzioni cubane seguono molto da vicino con Timbalaye, con una visione antropologica, dove la cultura si considera un fenomeno integrato che produce beni spirituali e materiali.
Timbalaye nel suo percorso internazionale ha potuto integrare la Rumba con culture di diversi Paesi creando basi per lo scambio culturale tra i popoli latinoamericani, come accade in Messico a Veracruz con il Centro Culturale Timbalaye, rappresentato dalla nostra messaggera della Pace Maria Elena Mora, e oggi qui, insieme alla nostra Ambasciata di Cuba in Italia,l’Associazione Nazionale di Amicizia Italia- Cuba, Arci, Gregor Srl, il nostro Vice Ministro di Cultura e tutti voi, allievi della nostra Scuola Clave de Son, amici cubani e italiani, nella sede dell’Arci Nazionale, dove teniamo i nostri corsi di ballo, stiamo celebrando una ricorrenza che marca definitivamente la nascita di una nazione e della sua identità culturale, insieme agli anni di indipendenza che i nostri Mambises hanno scritto con eroismo e che col passare del tempo hanno trasceso fino alla contemporaneità come simbolo di espressione concreta del carattere patriottico del popolo cubano. È per questo che considerare il 20 ottobre come el Día de la Cultura Cubana, significa riconoscere, in primo luogo, l’essenza delle radici cubane.
Cogliamo l’occasione di questa gloriosa giornata per ringraziare tutti e incitare a seguire questo cammino intrapreso da Timbalaye con la Cultura etica, estranea alle banalità e al profitto personale, poiché la cultura vive in tutto e quando ciò si dimentica per fare politica e progetti di non-cultura nascono le atrocità umane come il razzismo e le nuove forme di schiavitù.
La cultura di Cuba è stata nella storia una riserva di valori etici: ha dato un volto alla nazionalità emergente; ha accompagnato le lotte indipendentiste del XIX secolo; ha contribuito all’analisi della situazione neo coloniale di Cuba nel secolo successivo e ha partecipato agli scontri per trasformarla. Ha partecipato al tentativo di costruzione di una società nuova ed è stata fonte di valori autoctoni di fronte all’influenza di culture straniere. Quest’ultimo compito si vedrà moltiplicato nelle nuove condizioni che si creeranno a Cuba nei prossimi anni se la politica nordamericana nei confronti dell’isola cancellerà il suo più grande genocidio: il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti da più di mezzo secolo.
Grazie a tutti.
Ulises Mora e Irma Castillo
Direttori dei Progetti Clave de Son e Timbalaye
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